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Il Medioevo è un’epoca di grande splendore per il vino e la viticoltura. Nei secoli in cui non si conoscono ancora il tè, il caffè e le bevande alcoliche diffuse dopo la scoperta dell’America, il vino è un elemento importante della nutrizione perché “rende grassi e floridi, allontana i mali fisici, dà gusto alla vita, aguzza i sensi e rende l’uomo baldanzoso”. Il vino dà sollievo alla fatica quotidiana e la taverna è il luogo della convivialità, della spensieratezza e dell’allegria, spesso una pausa tra guerre carestie ed epidemie. Il vino è un componente importante anche ...

della farmacopea dell’epoca, determinante per la salute a causa delle sue virtù terapeutiche.

Il vino è protagonista anche in un affresco a carattere religioso del 1157, presente nel collegio di Sant’Isidoro in Spagna, in un monastero sulla via di Santiago de Compostela.

Molte raffigurazioni presentano il vino, il lavoro nei campi e le attività legate alla coltivazione della vite e alla vinificazione, proposti con i gusti raffinati della società cortese del XIV e XV secolo. Preziose immagini testimoniano la produzione artistica tardogotica in Lombardia: basti ricordare i Libri dei Mestieri, i Calendari Astrologici e i Libri d’Ore, che propongono le attività nelle varie stagioni, dalla potatura della vite in primavera alla preparazione delle botti in estate, alla vendemmia, alla pigiatura e alla svinatura in autunno. Al Museo dell’arte antica di Lisbona una miniatura del 1417, contenuta nel Libro delle Ore del re don Manuel di Portogallo, propone lavoratori e pigiatori. Un calendario del 1411, conservato al Museo Condé di Chantilly, propone per il mese di settembre una miniatura dei fratelli Limbourg della scuola franco-fiamminga, che raffigura una vigna e alcuni lavoratori impegnati per la vendemmia, accanto al castello di Saumur, sotto il cielo della Loira. (Anna Ferrero)

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