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Antiche tradizioni caratterizzano le festività di fine anno, a cominciare dalla ricorrenza di Santa Lucia, che si celebra il 13 dicembre. Tante rievocazioni si svolgono particolarmente in Sicilia e nell’area tra la Lombardia, il Trentino e il Veneto, nel territorio dell’antica Repubblica di Venezia. La ricorrenza è attesa soprattutto dai bambini, ansiosi di ricevere i doni che la santa consegna durante la notte. In molti paesi si ripete la caratteristica tradizione dei ragazzi più grandi che percorrono le strade suonando un campanello per ricordare ai piccoli di andare a dormire presto: se la santa li vedesse svegli, getterebbe della sabbia nei loro occhi e li accecherebbe, senza dare loro alcun dono. Per sostenere il lungo cammino di Santa Lucia ...

che con un asino gira per consegnare i doni, si usa anche lasciare biscotti, arance, mezzo bicchiere di vino rosso e fieno per l’asino. Al risveglio i bimbi trovano, a seconda del loro comportamento, in tutto o in parte i doni che avevano richiesto; il passaggio di Santa Lucia è evidente anche perché in un piatto trovano caramelle e monete di cioccolato con le bucce delle arance e i resti dei biscotti consumati dalla santa.

A Siracusa e in altre località siciliane si trasmette la tradizione di consumare, nel giorno di Santa Lucia, grano bollito in ricordo dell’arrivo miracoloso di una nave carica di frumento durante la grave carestia del 1646. Il culto di Santa Lucia e le rievocazioni si estendono oltre i confini nazionali: basti pensare alla festa di Santa Lucia in Svezia, dove sfilano le bambine con una lunga veste bianca, una fascia rossa legata alla vita e una corona di candele in testa celebrando la festa della luce.

Il profondo legame con San Lucia delle regioni del nostro nord-est è dato dalla presenza del corpo della santa a Venezia. Dopo la conquista della Sicilia da parte degli Arabi il corpo della martire siracusana fu trasferito dai bizantini a Costantinopoli; alla conquista della città, i Veneziani si impossessarono delle reliquie e le portarono  a Venezia, dove tuttora si trovano nella chiesa di San Geremia.

Santa Lucia nacque a Siracusa nel 283 e morì martire a soli 21 anni durante la persecuzione di Diocleziano. La sua esistenza è testimoniata da fonti antichissime, come l’iscrizione greca della fine del IV secolo scoperta nella catacomba di San Giovanni a Siracusa. Nella città siciliana esiste la tomba primitiva (il “loculo”), sulla quale pochi anni dopo  il martirio sorse una chiesa, che venne ricostruita nel Seicento. Il Codice Papadopulo riporta gli atti del martirio di Santa Lucia e ci fa sapere che era nata in una ricca famiglia siracusana e si era convertita dopo un pellegrinaggio alla tomba di Sant’Agata per implorare la guarigione della madre gravemente malata. Decise allora di dedicarsi a Dio e cominciò a distribuire tutti i suoi beni ai poveri. Questa scelta trovò una ferma opposizione da parte di un aspirante sposo, che la denunciò come cristiana. Al processo Lucia sostenne con fierezza la sua fede e fu sottoposta a torture e poi decapitata; alcune fonti parlano di uccisione per jugulatio, sarebbe cioè stata trafitta con un pugnale alla gola, e con riferimento a questa tradizione in alcune immagini è presente un pugnale.

La vita e il martirio di Santa Lucia sono storici, ma è ritenuta una leggenda la vicenda legata agli occhi, che appare in molte raffigurazioni: Santa Lucia è protettrice della vista perché il suo nome deriva dal latino lux, luce.

Dalla letteratura all’arte, la santa è rievocata da molti autori in innumerevoli opere. Dante Alighieri nel Convivio parla di Santa Lucia attribuendo a lei la guarigione dall’alterazione della vista causata da prolungate letture. Nella Divina Commedia se ne parla nel canto II dell’Inferno, quando la Madonna la invia a Beatrice per parlarle dello smarrimento di Dante; nel Purgatorio, canto IX, si presenta a Dante che dorme per agevolarlo nel suo cammino; nel Paradiso, canto XXXII, Lucia rivede Dante nel primo cerchio dell’Empireo. (Anna Ferrero)

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