«ValpoliCELLO» con i “capricci” del vino
Con Cavaliere musica «di Vino, di Poesia, di Virtù!»
Suggestivo canzoniere poetico-musicale «di Vino, di Poesia, di Virtù!» con il teatro-canzone di Gianluigi Cavaliere, solo in scena con “L’orchestra immaginata”.
Il vino suscita i sogni e i sogni, come una vendemmia segreta, spremono il succo del desiderio. Il calice è una sfera di cristallo che rivela del suo bevitore le attese più inconfessate o delinea la forma sfumata di un lontano ricordo, ed è compagno il vino nel calice mentre scende nella gola come un affluente di Madre Terra e della sua linfa inestinguibile, allagando la solitudine e salvando l'annegato che torna a godere della vita gli splendori più esaltanti.
Questo recital per voce sola, canta l'Anima del Vino, il suo mistero che risiede nella libertà interiore, in un'entità fraterna che non tradisce mai, nella riconquista delle proprie radici, nella consapevolezza della nostra identità legata alla Poesia e alle grandi tradizioni naturali.
Gianluigi Cavaliere, già leader voce del gruppo musicale Chantango, in questo recital di teatro-canzone mesce la parola cantata e la parola recitata come un"sommelier" vocale che all'inno sul nettare degli dei e al fumo di un buon sigaro toscano unisce il retrogusto della sensualità in un viaggio ideale che percorre i piaceri della vita. Amore per i sapori, per i profumi, per l'ebbrezza che dal calice sovente giunge sino all'alcova... L'itinerario geo-enologico e geo-corporale in senso canoro e letterario si avvale di "guide" appassionate: Ferré, Baudelaire, Borges, Pavese, Ciampi, Merini, Angiolieri, Villon, Bukowski, Apollinaire, Pagani ,Ferrer, Brel, Aznavour, Serrat e altri ancora .
Brindiamo dunque all'uomo che sa ancora sognare perché un uomo senza sogni - come diceva Fabrizio De André – è una specie di cinghiale laureato in matematica pura. E De André se ne intendeva di sogni, di amori, e di Vino...
Controlli in vigna e cantina per i vini Dop e Igp
Controlli più severi, ma qualità maggiormente garantita per i vini a Denominazione di origine protetta (Dop) e Indicazione geografica protetta (Igp). Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al provvedimento che porterà ad affidare il controllo dei vini Igp a enti terzi certificati e non più all'Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti (Icqrf) del Ministero. Con il cambiamento non si verificheranno più solo controlli formali sui documenti presentati, ma si potranno effettuare controlli a campione anche in vigna e in cantina.
E’ previsto un decreto-legge in tempi brevi in modo che le nuove disposizioni possano entrare in vigore quando scadranno gli attuali incarichi di controllo. E in tempi brevi occorrerà anche adeguare i piani di controllo in base alle disposizioni aggiornate.
La nuova normativa renderà i prodotti italiani ancora più tutelati e certamente offrirà ulteriori garanzie agli operatori esteri, rafforzando la qualità del made in Italy. Nella sempre più serrata competizione internazionale il rigore nei controlli e la coerenza assoluta tra quanto dichiarato e la realtà effettiva costituiscono una carta vincente. Di questo sono ben consapevoli anche operatori del settore e lo stesso presidente dell’Unione Italiana Vini, Lucio Mastroberardino, ha dichiarato che “origine e identità sono i capisaldi della catena del valore della filiera italiana, per cui garantire autenticità e integrità di questi due valori è un principio irrinunciabile”. A questa svolta sono favorevoli gli operatori dell’ambito vitivinicolo e con questo provvedimento ci sarà sempre meno spazio per chi vuole promuovere la propria immagine vantando solo documenti cartacei e controlli formali, senza effettivi controlli sul campo.
Le ultime norme in materia, contenute nell’articolo 25 del Regolamento Ce 607/2009, prevedono annualmente una verifica delle condizioni riportate dal disciplinare di produzione con un esame organolettico e analitico per i vini Dop e un esame analitico soltanto o un esame organolettico e analitico per gli Igp.
Coldiretti: dimezzato consumo di vino in 30 anni
Si è praticamente dimezzato negli ultimi 30 anni in Italia il consumo di vino che è sceso a meno di 40 litri a persona per un totale inferiore ai 21 milioni di ettolitri. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in riferimento al report dell’Istat sull'uso e abuso di alcol in Italia nel sottolineare che nell’ultimo anno gli italiani hanno speso addirittura più per acquistare acqua che per il vino. Il forte calo nelle quantità di vino acquistate dagli italiani è stato accompagnato - sottolinea la Coldiretti - dalla preoccupante crescita fra i giovani e gli adulti dell'abitudine al consumo di superalcolici, aperitivi e amari lontano dai pasti e con frequenza occasionale al posto del vino. Il vino che è in realtà caratterizzato da un più responsabile consumo abbinato ai pasti che non ha nulla a che fare con i binge-drinking del fine settimana ed è oggi invece sempre più - precisa la Coldiretti - l'espressione di uno stile di vita "lento", attento all'equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi da contrapporre proprio all’assunzione sregolata di alcol. Si tratta di un cambiamento che - conclude la Coldiretti - occorre riconoscere per evitare il rischio di una dannosa criminalizzazione, mentre è necessario investire nella prevenzione promuovendo la conoscenza del vino con il suo legame con il territorio e la cultura, a partire proprio dalle giovani generazioni.
Nuove prospettive per le esportazioni di vini in India
Una drastica riduzione dei dazi sull’importazione di vini e alcolici è stata annunciata dal Governo indiano e potrebbe favorire l’esportazione di prodotti italiani verso il grande Paese asiatico. Nel corso di un negoziato commerciale bilaterale tra l’Unione Europea e l’India è stata delineata la possibilità che entro cinque anni l’imposta di importazione scenda dal 150 al 40 per cento. Un taglio notevolissimo che aprirebbe il mercato indiano, in forte espansione, a numerosi produttori italiani. La limitata penetrazione delle aziende vitivinicole è legata proprio ai dazi, che praticamente portano ad oltre il raddoppio del prezzo dei vini italiani. Ciò ha portato l’Italia a essere al 50esimo posto fra gli esportatori di vini in India.
Secondo gli accordi, la riduzione più consistente dei dazi (al 40 per cento) sarebbe solo per i vini dal prezzo superiore a 35 euro per cassa, mentre per quelli dal costo inferiore a 20 euro l’aliquota scenderebbe al 60 per cento. «C'è un processo in atto – ha puntualizzato Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore di Federvini - e nei negoziati è emersa questa disponibilità di Nuova Delhi di ridurre i dazi. Bisogna fare però attenzione perché si discute non di una riduzione generalizzata ma per fascia di valore. E qui bisogna vigilare per evitare che le riduzioni non vadano ad avvantaggiare i nostri competitor».