ALCEO (Mitilene, 630 circa - 560 circa a. C.)
IL DOLCE VINO
Mesci dentro la tazza, o Melanippo, il vino:
mesci e beviamo: pensi, dopo il guado nerigno
del vorticoso Stige e della fonda gora,
pensi raggiante lume di rivedere ancora?
Sisifo che lo scettro aveva e molte molte
esperienze, credeva di sfuggire alla morte:
non lo salvò l'astuzia e il destino lo torse:
lo Stige vorticoso egli solcò due volte.
Una tremenda pena lo affatica e lo muove,
sotto la negra terra: la condanna di Giove.
Ma non pensiamo ai morti, quando la vita è fiore:
Giove manda le pene che ci rodono il cuore;
e fuori impazza un vento del Nord, giovane Iddio:
beviamo il dolce vino, Melanippo, e l'oblio...
FRAMMENTO
Beviamo, perché aspettare le lucerne? Breve il tempo.
O amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte,
perché il figlio di Zeus e Sémele
diede agli uomini il vino
per dimenticare i dolori.
Versa due parti di acqua e una di vino;
e colma le tazze fino all'orlo:
e l'una segua subito l'altra.
Gònfiati di vino: già l'astro
che segna l'estate dal giro
celeste ritorna,
tutto è arso di sete,
e l'aria fumiga per la calura.
Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando
il sole a picco sgretola la terra.
Solo il cardo è in fiore:
le femmine hanno avido il sesso,
i maschi poco vigore, ora che Sirio
il capo dissecca e la ginocchia.
(traduzione di Salvatore Quasimodo)
FRAMMENTO 332
Ora bisogna ubriacarsi e ciascuno a forza,
poiché è morto Mirsilo.
FRAMMENTO 333
Il vino infatti è uno specchio dell'uomo.
FRAMMENTO 335
Non bisogna abbandonare l'animo ai mali,
non traiamo infatti nessun giovamento tormentandoci,
o Bicchide,
ma il miglior rimedio è che fattici portare del vino
ci ubriachiamo.
FRAMMENTO
Vino, o giovane amico, e verità.
ANACREONTE (Teo, 570 ca. - 480? a.C.)
PORTA L'ACQUA, PORTA IL VINO, RAGAZZO
Porta l'acqua, porta il vino, ragazzo,
porta a noi corone
fiorite: fare a pugni
con Eros io non voglio.
SUVVIA DAMMI IL CRATERE
Suvvia, dammi qui il cratere,
o ragazzo: a garganella
voglio bere. Versa dieci
parti d'acqua, poi di vino
cinque parti; con misura
voglio ancora baccheggiare
..........................
Suvvia, ora, non più tanto
strepitiamo, schiamazziamo
tracannando, come h l'uso
degli Sciti; ma beviamo
sorseggiando tra i bei canti .
ARCHILOCO (Paro, 570 ca. - 480? a.C.)
FRAMMENTI
Impastato è il mio pane nella lancia;
nella lancia è il mio vino della Tracia;
alla lancia io mi appoggio quando bevo
Con la grande coppa vieni spesso tra i banchi
della nave veloce, e togli i tappi agli orci panciuti;
fino alla feccia spilla il vino rosso: noi,
in questa guardia, non potremo essere sobri.
Sul banco della nave sta la mia focaccia impastata;
sul banco della nave sta il vino d'Ismaro;
disteso sul banco io bevo.
SAFFO (Lesbo, VII sec.)
VIENI PER ME
Vieni per me da Creta a questo sacro
tempio, dov'e' il bosco tuo leggiadro
di meli, dove odorano d'incenso le are fumanti.
Fresca mormora l'acqua in mezzo ai rami
dei meli; intorno intorno ombran le rose
tutto il luogo; dalle stormenti fronde piove sopore.
E il prato dove pascono i cavalli
e' fiorito dei fior di primavera;
odor soave esalano gli aneti e i melitoti.
Togli dal capo le tue sacre bende,
e dolcemente nelle coppe d'oro,
versa, Cipri, col nettare divino, anche la gioia.
(Selezione di Vino Arte Poesia)