WILLIAM BUTLER YEATS (Dublino-Irlanda, 1865-1939)
Il vino raggiunge la bocca
E l'amore raggiunge gli occhi,
Questa è la sola verità che ci è dato conoscere
Prima di invecchiare e morire.
Sollevo il bicchiere alle labbra,
Ti guardo e sospiro...
PAUL VALERY (Sète-Francia,1871-1945)
IL VINO PERDUTO
Nell'Oceano, una volta ...
(ma ormai non so più sotto quale cielo),
come offerta al nulla
gettai qualche goccia d'un vino raro...
Obbedii forse all'indovino?
Forse al cruccio del mio cuore,
pensando al sangue, versando il vino,
la sua trasparenza usata
riprese il mare come innanzi chiaro
dopo una venatura rosata
Perso quel vino, ebbre le onde!
Vidi slanciarsi nell'aere amaro
le immagini più profonde...
RAINER MARIA RILKE (Praga-Repubblica Ceca,1875-1926)
NOTTE D’AUTUNNO
Pesante d'olezzi, sul folto
del parco, la Notte si adagia.
Le stelle, tacendo,
rimiran la pallida luna:
barchetta d'argento,
che sogna l'approdo
per entro le chiome dei tigli.
Richioccola lungi una fiaba
dimenticata da tempo,
la garrula fonte, sommessa.
Un tonfo leggiero di pomi
sull'erba che immobile sta.
Dal poggio vicino,
la brezza notturna, spirando,
mi reca sovr'ali di azzurra
falena, traverso le querce,
un greve sentore
di fervidi mosti recenti.
ANTONIO MACHADO (Siviglia-Spagna,1875-1939)
ESPERIENZA
Ho percorso strade su strade,
ho tracciato nuovi sentieri:
per cento mari ho salpato:
a cento approdi son giunto:
e in ogni paese ho veduto
carovane di tristezza:
superbi e malinconici
beoni dall'ombra nera:
e pedantoni in vetrina,
che guardano e tacciano e pensano:
che sanno, perché non bevono
il vino delle taverne.
Pessima gente, che appesta
la terra dove cammina.
E in ogni paese, ho veduto,
v'e' gente che danza e che giuoca
fin quando si può, poi lavora
i quattro suoi palmi di terra.
Se giungono a nuovi paesi,
non chiedono mai dove sono;
se vanno in viaggio, li vedi
sul dorso a decrepite mule;
e non conoscono fretta
, neppure nei giorni di festa;
e bevono vino, se han vino:
se non han vino, acqua fresca.
Buona gente, gente che vive,
che lavora, che soffre, che sogna;
che infine, in un dì come tanti,
vanno a dormire sotterra.
JORGE LUIS BORGES (Buenos Aires-Argentina,1899-1986)
SONETTO AL VINO
In quale regno o secolo
e sotto quale tacita
congiunzione di astri,
in che giorno segreto
non segnato dal marmo,
nacque la fortunata
e singolare idea
di inventare l’allegria?
Con autunni dorati
fu inventata.
Ed il vino
fluisce rosso
lungo mille generazioni
come il fiume del tempo
e nell’arduo cammino
ci fa dono di musica,
di fuoco e di leoni.
Nella notte del giubilo
e nell’infausto giorno
esalta l’allegria
o attenua la paura,
e questo ditirambo nuovo
che oggi gli canto
lo intonarono un giorno
l’arabo e il persiano.
Vino, insegnami come vedere
la mia storia
quasi fosse già fatta
cenere di memoria.
NAZIM HIKMET (Salonicco-Turchia,1902-1963)
A OMAR KAYAM
Riempi il tuo cranio di vino prima che si riempia di terra", disse Kayam.
L'uomo dalle scarpe rotte passando davanti al giardino di rose
disse: "in questo mondo che offre più grano che stelle ho fame
tu parli di vino e i miei soldi non bastano a comprare il pane".
"La vita fugge, godi l'istante prima del sonno senza sogni
è l'alba, ragazzo, versa il vino nella coppa di cristallo".
Il ragazzo si svegliò nella sua stanza gelata senza tendine
era la sirena della fabbrica implacabile per il ritardo.
PABLO NERUDA (Parral-Cile,1904-1973)
VITA, SEI COME UNA VIGNA
...vita,
sei come una vigna
tesaurizzi la luce
e la distribuisci
trasformata in grappoli.
ODE AL VINO
Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino,
stellato figlio
della terra,
vino, liscio
come una spada d’oro,
morbido
come un disordinato velluto,
vino inchiocciolato
e sospeso,
amoroso,
marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole.
A volte
ti nutri di ricordi
mortali,
sulla tua onda
andiamo di tomba in tomba,
tagliapietre del sepolcro gelato,
e piangiamo
lacrime passeggere,
ma
il tuo bel
vestito di primavera
è diverso,
il cuore monta ai rami,
il vento muove il giorno,
nulla rimane
nella tua anima immobile.
Il vino
muove la primavera,
cresce come una pianta di allegria,
cadono muri,
rocce,
si chiudono gli abissi,
nasce il canto.
Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto
con la bella che amo,
disse il vecchio poeta.
Che la brocca di vino
al bacio dell’amore aggiunga il suo bacio
Amor mio, d’improvviso
il tuo fianco
è la curva colma
della coppa
il tuo petto è il grappolo,
la luce dell’alcol la tua chioma,
le uve i tuoi capezzoli,
il tuo ombelico sigillo puro
impresso sul tuo ventre di anfora,
e il tuo amore la cascata
di vino inestinguibile,
la chiarità che cade sui miei sensi,
lo splendore terrestre della vita.
Ma non soltanto amore,
bacio bruciante
e cuore bruciato,
tu sei, vino di vita,
ma
amicizia degli esseri, trasparenza,
coro di disciplina,
abbondanza di fiori.
Amo sulla tavola,
quando si conversa,
la luce di una bottiglia
di intelligente vino.
Lo bevano;
ricordino in ogni
goccia d’oro
o coppa di topazio
o cucchiaio di porpora
che l’autunno lavorò
fino a riempire di vino le anfore,
e impari l’uomo oscuro,
nel cerimoniale del suo lavoro,
e ricordare la terra e i suoi doveri,
a diffondere il cantico del frutto.
LA NOTTE NELL’ISOLA
Tutta la notte ho dormito con te
vicino al mare, nell'isola.
Eri selvaggia e dolce tra il piacere e il sonno,
tra il fuoco e l'acqua.
Forse assai tardi
i nostri sogni si unirono,
nell'alto o nel profondo,
in alto come rami che muove uno stesso vento,
in basso come rosse radici che si toccano.
Forse il tuo sogno
si separò dal mio
e per il mare oscuro
mi cercava,
come prima,
quando ancora non esistevi,
quando senza scorgerti
navigai al tuo fianco
e i tuoi occhi cercavano
ciò che ora
- pane, vino, amore e collera -
ti do a mani piene,
perché tu sei la coppa
che attendeva i doni della mia vita.
Ho dormito con te
tutta la notte, mentre
l'oscura terra gira
con vivi e con morti,
e svegliandomi d'improvviso
in mezzo all'ombra
il mio braccio circondava la tua cintura.
Né la notte né il sonno
poterono separarci.
Ho dormito con te
e svegliandomi la tua bocca
uscita dal sonno
mi diede il sapore di terra,
d'acqua marina, di alghe,
del fondo della tua vita,
e ricevetti il tuo bacio
bagnato dall'aurora,
come se mi giungesse
dal mare che ci circonda.
DYLAN THOMAS (Swansea-Gran Bretagna, 1914-1953)
QUESTO PANE CHE SPEZZA
Questo pane che spezzo un tempo era frumento,
Questo vino su un albero straniero
Nei suoi frutti era immerso;
L'uomo di giorno o il vento della notte
Gettò a terra le messi, spezzò la gioia dell'uva.
In questo vino, un tempo, il sangue dell'estate
Batteva nella carne che vestiva la vite;
Un tempo, in questo pane,
Il frumento era allegro in mezzo al vento;
L'uomo ha spezzato il sole e ha rovesciato il vento.
Questa carne che spezzi, questo sangue a cui lasci
Devastare le vene, erano un tempo
Frumento ed uva, nati
Da radice e da linfa sensuali.
E' il mio vino che bevi, è il mio pane che addenti.